ATO COSENZA LAVORI INSIEME ALLE PARTI SOCIALI PER COSTRUIRE UN VERO CICLO INTEGRATO DI GESTIONE DEI RIFIUTI. ECO DISTRETTO OPPORTUNITA’ PER ECONOMIA CIRCOLARE

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La nostra Regione, nonostante un ultradecennale Commissariamento, si ritrova nuovamente in piena emergenza rifiuti. L’adozione di una ennesima ordinanza per “scongiurare pericoli per la salute pubblica”, con la quale la Regione dispone l’abbanco senza soluzione di continuità dei rifiuti in alcune discariche e le proteste conseguenti delle comunità interessate, sono una nuova pagina di una emergenza ormai storica.

Il Piano Regionale dei Rifiuti, si è arenato sul versante attuativo. Il condivisibile principio “rifiuti zero”, dichiara il segretario Generale della CISL provinciale, Giuseppe Lavia, si doveva realizzare attraverso una strategia basata soprattutto sull’incremento della raccolta differenziata e sulla creazione di impianti per il recupero-riciclo, definiti eco-distretti, che sarebbero dovuti nascere per ciascun ATO, ambiti territoriali definiti su base provinciale. Ma purtroppo, inefficienze a vari livelli, ritardi, le logiche dei veti incrociati, hanno reso impossibile raggiungere gli obiettivi prefissati. E così gli ATO, a cui passano le competenze, hanno ereditato da Commissari prima e Regione poi una situazione drammatica. E i problemi su raccolta e conferimento in discarica registrati in questi giorni ne sono una dimostrazione evidente.

In base all’ultimo rapporto ISPRA 2018 (dati 2017) la percentuale di Raccolta Differenziata è ferma a livello regionale attorno al 40%, con 157 kg per abitante per anno a fronte di una media nazionale del 56%. Per la provincia di Cosenza, che fa meglio delle altre province, si arriva al 49% di RD per circa 140.000 tonnellate di rifiuti.

Dall’altro lato, mentre per la realizzazione dei nuovi impianti dell’ECO-DISTRETTO a Corigliano-Rossano, località Bucita, siamo in fase di gara, per l’altro eco-distretto, che si aggiungerebbe all’impianto privato di Calabria Maceri a Rende, previsto sul territorio provinciale siamo in grave ritardo, non essendoci ancora l’individuazione del sito. Con una unica disponibilità in campo del Comune di Castrovillari, senza linea umido, e con una analisi di setting per l’individuazione del sito che individua in base a diversi parametri le aree migliori, per come emerso nell’ultima riunione ATO, allargata alle parti sociali.

E mentre si vive questo stallo sul versante dell’impiantisca pubblica, molti privati sono già entrati ed entreranno nel circuito del recupero e riciclo, che rappresenta una grande opportunità economica. Senza levate di scudi e senza clamori, sono già operativi sul territorio diversi impianti privati e sarebbero state richieste nuove autorizzazioni.

I Sindaci dell’ATO trovino soluzioni condivise, sulla base della valutazioni tecniche prodotte e delle disponibilità manifestate. Costruire nuovi impianti per il recupero di materia e riciclo, spesso osteggiati come se fossero discariche, è l’unico modo per rompere il “monopolio delle discariche- prosegue Lavia.

Non prevalga sempre la logica del no. Le piattaforme di recupero e gli impianti degli eco distretti sono una opportunità importante per trasformare i rifiuti da problema in risorsa, perché sta proprio nella necessità di costruire tanti nuovi impianti di riciclo uno dei nodi fondamentali del prossimo futuro.

Una impiantisca moderna consente una raccolta differenziata pulita in grado di massimizzare il contributo dei Consorzi di Filiera CONAI ai Comuni, che possono così abbassare le tariffe ai cittadini. Ed una impiantisca moderna consente con il trattamento della frazione umida di produrre anche compost di qualità per l’agricoltura.

Oggi a causa di impianti pessimi la raccolta differenziata ha troppe frazioni improprie e spesso va a finire in discarica. Ad oggi gli attuali impianti non soddisfano le quantità raccolte in maniera differenziata nel nostro Paese. E con la crescita della raccolta differenziata al SUD ci sarà bisogno di nuovi impianti.

“Attorno agli eco-distretti- prosegue Lavia- si lavori per far nascere un tessuto di imprese, di start up innovative, grazie alla competenze e alla capacità di UNICAL che è il secondo ateneo per spin off da ricerca. E la Regione sostenga attraverso un bando dedicato la creazione sui territori che ospiteranno gli impianti di start up su recupero e riciclo, per compiere passi in avanti per lo sviluppo dell’economia circolare e di quella green economy, che può consentire l’attivazione di importanti opportunità occupazionali.

Le logiche dei veti, i tanti, troppi NIMBY (NOT IN MY YARD, NO NEL MIO GIARDINO) non aiutano un percorso decisionale che deve essere basato sul confronto di merito.

E’ chiaro. C’è un problema di reputazione del settore dei rifiuti che alimenta allarmismi. Ma un eco-distretto, è un insieme di linee per il recupero della Raccolta differenziata. Non è una discarica. E’ una opportunità per creare nuova occupazione, in settore che già oggi dal punto di vista degli occupati ha numeri di tutto rispetto.

Riduzione dei rifiuti all’origine, nuovi Impianti per il riciclo, raccolta differenziata più efficiente, ecotassa per il conferimento in discarica (applicata al massimo in Calabria), tariffazione puntuale dei rifiuti, con il calcolo delle tariffe che le famiglie devono pagare in base al rifiuto differenziato prodotto, sono tappe obbligate per superare il monopolio delle discariche.

Perché ancora nella nostra Regione su 770.000 tonnellate di rifiuti prodotti 427.000 tonnellate, pari al 55%, vanno in discarica, mentre la media in Italia è del 23%. E anziché agrumi, abbiamo esportato 12.000 tonnellate di rifiuti all’estero nel 2017. E di questi rifiuti esportati il 47% è stato destinato a recupero di materia.

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